Milgram
Cavie inconsapevoli. Milgram pubblicò su un giornale locale un annuncio per reclutare "volontari pagati", che partecipassero a un esperimento sull'apprendimento. I soggetti, tra i 20 e i 50 anni di età, furono accolti da uno sperimentatore che spiegò loro le dinamiche del fantomatico "test", per indagare gli effetti della punizione sulla capacità di imparare. Ai volontari venne affidato il ruolo di "insegnanti": ogni qualvolta gli allievi (complici dello sperimentatore sotto mentite spoglie) avessero dato la risposta sbagliata, gli insegnanti avrebbero dovuto dare loro una scossa, premendo un pulsante per azionare un generatore di corrente elettrica.
Lo sperimentatore incoraggiava gli insegnanti titubanti a somministrare la scossa, motivandoli con frasi sempre più convincenti (fino a non lasciare loro possibilità di scelta). A ogni risposta sbagliata degli allievi il voltaggio saliva, e con esso le urla delle finte "vittime": né le scosse, né le lamentele (o gli svenimenti) dei torturati erano veri, ma i volontari non lo sapevano. Né sapevano di essere loro i veri soggetti di un esperimento teso a verificare i limiti dell'obbedienza a un ordine ricevuto.
Biechi esecutori. Nel presentare le conclusioni del suo studio, Milgram scrisse che il 65% dei suoi soggetti aveva eseguito gli ordini dell'autorità, proseguendo con la tortura nonostante il dolore evidente delle vittime. Fece riferimento ai campi di concentramento e alle camere a gas, dicendo che nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza l'obbedienza di massa a ordini impartiti. I risultati colpirono l'immaginario comune per il ritratto a tinte fosche che tratteggiavano della natura umana.
Ma la realtà dei fatti è un po' diversa da quella che ci è stata trasmessa. Molti dei dati raccolti non furono pubblicati, furono accantonati ad arte o sminuiti per far emergere una versione più inquietante e adeguata al caso Eichmann - come scrive sul New Scientist Gina Perry, psicologa che ha ascoltato le registrazioni dei 780 esperimenti svolti da Milgram, e studiato le 158 scatole di documenti che li raccontano.
Le riserve. Un primo problema riguarda quel 65% di uomini adulti pronti a eseguire qualunque tipo di ordine, incuranti delle conseguenze, citato da Milgram: quel numero fu ricavato soltanto dal primo articolo scientifico sull'obbedienza, basato su una quarantina di uomini.
Un altro dettaglio poco noto è che Milgram condusse 23 variazioni del suo famoso esperimento, ciascuna con diversi scenari e attori. In una, l'attore-allievo non urlò mai fino alla scossa di 300 volt - dopo la quale finse di sbattere contro il muro e di cadere privo di sensi. In un'altra, l'allievo si rifiutava di partecipare e lo sperimentatore occupava entrambi i ruoli di vittima e motivatore. Ma soprattutto, in più della metà delle varianti, la maggior parte dei volontari disobbedì agli ordini e si rifiutò di continuare, un particolare di cui non si tenne conto, nel raccontare l'esperimento.
Gli archivi raccontano che i soggetti tentarono qualunque mossa pur di evitare di somministrare le scosse. Alcuni si offrirono di "scambiarsi di ruolo" con la vittima; altri enfatizzarono la risposta corretta, per non far sbagliare l'allievo e non doverlo punire; altri ancora imbrogliarono dando una scossa più bassa del dovuto. Molti implorarono lo sperimentatore, in tanti ci litigarono e lo sfidarono.
Il team di Milgram "scolpì" i risultati lasciando da parte i dati più "scomodi" in un modo ben poco scientifico. Nelle prime fasi della ricerca, i soggetti che resistetterò più di quattro volte agli ordini furono classificati come "disobbedienti" ed esonerati dallo studio (più tardi questo stesso comportamento fu ignorato). In una variazione con un soggetto donna, lo sperimentatore insistette per 26 volte affinché continuasse a dare la scossa - più che un ordine, una coercizione.
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