Asch
Nacque a Varsavia (Polonia) nel 1907. Quando aveva 13 anni, la sua famiglia si stabilì a New York. Lì, Solomon Asch finì i suoi studi e ottenne il dottorato in psicologia nel 1932. Nel corso del tempo, divenne noto per i suoi esperimenti nel campo della psicologia sociale. Il suo obiettivo era quello di dimostrare l’influenza che gli altri possono avere sul nostro comportamento.
Durante gli studi alla Columbia University, Solomon Asch ebbe Max Wertheimer come tutor. Questo esperto di psicologia della Gestalt ebbe un profondo impatto sulla sua formazione. In particolare, suscitò in lui curiosità e interesse nei confronti dei fenomeni della percezione, del pensiero e dell’associazione.
Solomon Asch lavorò come professore di psicologia presso lo Swarthmore College per 19 anni. Il tempo trascorso in quell’istituto gli permise di stabilire una forte relazione con Wolfgang Kohler, che aveva sempre ammirato. Le teorie di Kohler suscitarono il suo interesse per la ricerca e servirono da base per gli esperimenti che lo resero famoso.
Asch acquistò enorme fama per tali esperimenti e per la pubblicazione del suo libro, Psicologia sociale, nel 1952. Nel testo in questione presentò lo sviluppo della sua ricerca e i concetti chiave della sua teoria.
A suo tempo, rivoluzionò gli studi sulla mente umana. Lavorò anche presso il Massachusetts Institute of Technology e l’Università della Pennsylvania. Importante fu anche la breve, ma significativa, esperienza presso l’Università di Harvard, dove diresse la tesi di dottorato del famoso e controverso Stanley Milgram.
Esperimento
Solomon Asch condusse una serie di esperimenti noti al grande pubblico con il nome generico di Esperimento di Asch. Diversi studi condotti nel 1951 e il cui scopo principale era dimostrare che le persone si piegano al potere del gruppo, adottando un atteggiamento di conformità.
L’esperimento consisteva nel formare un gruppo di 7-9 studenti. Tutti loro, tranne uno, erano complici del ricercatore. Ai giovani venivano presentate due linee e veniva chiesto loro di indicare qual era la più lunga. La risposta corretta era evidente, tuttavia i complici iniziavano a indicare la scelta sbagliata come corretta. Questo fatto fece sentire al soggetto valutato (il “non complice”) una forte pressione da parte del gruppo, finendo così per rispondere contro la sua logica.
Asch dimostrò che buona parte dei soggetti finiva col piegarsi alla risposta del gruppo, nonostante fosse palesemente sbagliata. Inoltre, si chiese se davvero i soggetti che cambiavano idea lo facessero perché erano convinti della risposta che davano. Al contrario, ammisero che erano consapevoli dell’errore. Il numero di persone che decidevano di seguire il giudizio del gruppo diminuiva quando veniva permesso loro di spiegare in privato la propria decisione. L’influenza, dunque, si manifestava soprattutto a livello di coscienza e non di giudizio.
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