Società matrilineari
Non sempre “matriarcato” significa “parità di diritti”, ma spesso matriarcato fa rima con “società perfettamente funzionante”,
e questo ha spinto molti ricercatori ad approfondire le dinamiche
interne a queste società. Abbiamo già trattato sulle nostre pagine dei
Mosuo, protagonisti delle ricerche del medico antropologo Ricardo Coler,
ma possiamo elencare almeno altre cinque società matriarcali ancora
esistenti nel mondo.
Senza spostarci molto geograficamente, tra l’India e il Bangladesh incontriamo i Garo,
una tribù originariamente matriarcale, ora divenuta matrilineare: ciò
significa che il potere è detenuto anche da uomini (principalmente,
oramai…) ma che le eredità passano di madre in figlia, proprio come il
nome. E’ interessante il loro approccio al matrimonio: contrariamente
alla tradizione letteraria cui l’occidente (soprattutto quello inglese)
ci ha abituati, tra i Garo è l’uomo a rifiutare le proposte di
matrimonio e a fuggire, per essere recuperato dai famigliari della sposa
e riportato al villaggio; ma se la convivenza non dovesse funzionare,
il matrimonio verrebbe sciolto naturalmente, senza alcuna conseguenza di
tipo sociale per nessuno dei due sposi.
Altra società divenuta matrilineare è quella dei Minangkabau,
localizzati in Indonesia: una società di 4 milioni di persone (ma
secondo altre stime, senza fonte, 9 milioni) dove è la casa materna il
centro di tutto. È infatti la madre la persona più importante nella
società, e le madri hanno il potere di nominare il capo politico (un
uomo) e rimuoverlo in caso di inadeguatezza; ma il potere politico e
religioso resta riservato agli uomini, si crede per l’influenza
occidentale su questa società: il Minangkabau infatti, nascono come
gruppo di religione animista, e sono ora invece profondamente legati
all’Islam, importato ormai da secoli; le due religioni riescono a
convivere e fondersi, pare, proprio grazie alla rigida divisione di
spazi (gli uomini vanno a incontrare le spose negli spazi dedicati, ma
poi tornano nel loro “androceo” – se ci si passa il grecismo – dove
vivono fin dall’età di 8 anni, e dove apprendono la religione e la
politica. Va alle figlie femmine invece il possesso dei beni di
famiglia.
In un’isola ad ovest della Nuova Guinea troviamo una vera e propria società matriarcale: quella dei Nagovisi,
dove le donne detengono il sapere e le proprietà; la loro società si
basa però soprattutto sulla coltivazione della terra di proprietà, e
quando un uomo aiuta una donna nella coltivazione e vive insieme a lei
viene considerato “marito”: il matrimonio infatti non è un’istituzione
tra i Nagovisi e non è soggetto a regole di fedeltà o di obblighi
reciproci.
Anche in Africa troviamo residui di società matriarcali, come gli Akan,
in Ghana, dove le donne ereditano proprietà e cariche politiche, ma le
passano spesso agli uomini, che provvedono al mantenimento delle
famiglie di tutto il clan, generato sempre da una donna. Gli uomini
possono essere capi clan, ma sempre per titolo ereditato per linea
materna, mai per nomina; le donne si occupano delle tradizioni della
società, della gestione del cibo e della casa, centro dei clan.
Vivono in una riserva naturale in Costa Rica invece i 13mila membri della società dei BriBri.
Organizzati in clan come molte società matriarcali, si basano su gruppi
famigliari numerosi (famiglie allargate) al cui centro è la capo clan,
da cui le donne della famiglia ereditano la terra e che trasmette loro
anche il diritto all’uso del cioccolato, proibito agli uomini, specie
nelle cerimonie religiose. Sono le capo clan a detenere il potere di
decidere e giudicare, ad aver il controllo del sapere e a passarlo alle
generazioni successive, mentre agli uomini non è consentito: se un uomo
viene educato da una donna, esso dovrà passare il proprio sapere a un
parente di sesso femminile e non a un altro uomo.
Secondo
recenti pubblicazioni sarebbero circa un centinaio in realtà i
matriarcati ancora esistenti, e alcuni di loro si scontrano ancora
pesantemente con il patriarcato: in India ad esempio, alcuni gruppi
basati sul matriarcato si scontrerebbero con movimenti per i diritti
degli uomini, sostenuti anche dalla Chiesa occidentale, che spera così
di fare proseliti tra i richiedenti diritti.
Ma
non è l’unico caso in cui gli uomini si sentono minacciati dal
matriarcato, basta fare una ricerca su google per incontrare forum
(anche in italiano!) di uomini preoccupati; non immaginando,
probabilmente, che matriarcato non significa “essere massacrati
psicologicamente da una madre ingombrante”, ma una società che riconosca
il potere generativo di una donna anche al di là della capacità
effettiva del suo corpo: una società insomma, dove sì la madre è
immagine simbolo, ma dove una donna può essere anche madre di un potere
politico, economico e della società in cui vive.
Commenti
Posta un commento