Zimbardo
Negli ultimi anni la psicologia sociale, quella branca della psicologia
che studia il comportamento delle persone in gruppo, è entrata in una
grossa crisi dopo che è stato messo in discussione il metodo usato in
gran parte dei suoi studi. Nel 2011 tre studiosi di psicologia si sono
accorti che spesso chi conduceva un esperimento di psicologia
sociale trascurava i dati che smentivano la propria ipotesi di partenza:
ne è venuto fuori un intenso dibattito che ha cambiato radicalmente la vita di alcuni ricercatori e ne ha spinti altri a replicare alcuni famosi esperimenti per confermare o meno i loro risultati.
In questo contesto di auto-analisi dell’intero campo di studi si è
riparlato anche di esperimenti famosi del passato: tra le altre cose, un libro di un ricercatore francese uscito ad aprile e un articolo pubblicato su Medium il 7 giugno hanno completamente messo in discussione il celebre esperimento della prigione di Stanford,
quello che cercò di ricreare le dinamiche di un carcere dividendo un
gruppo di volontari tra carcerati e secondini, definendolo «una bugia».
Esperimento
Fu realizzato all’Università di Stanford nell’agosto del 1971 per
iniziativa del professore di psicologia Philip Zimbardo, che allora
aveva 38 anni. Oltre a Zimbardo e ad alcuni suoi studenti, che ne
supervisionarono l’esecuzione, parteciparono all’esperimento 24
studenti, tutti maschi e bianchi. Furono divisi in modo casuale tra
carcerati e secondini. Per sei giorni i carcerati furono tenuti in tre
“celle” ricavate in un seminterrato di uno degli edifici
dell’università; erano vestiti con lunghe tuniche bianche con un numero
sopra e in testa dovevano tenere una calza da donne che simulasse
l’effetto di una rasatura.
I secondini erano divisi in turni in cui si occupavano di pattugliare
il seminterrato e facevano svolgere ai carcerati dei compiti, per
esempio pulire le proprie “celle”. Indossavano continuamente occhiali
scuri che impedissero ai carcerati di vedere i loro occhi. Avevano il
divieto di essere violenti, ma quello che successe, almeno per ciò che
si disse in seguito, fu che ci furono varie forme di violenza
psicologica esercitate dai secondini sui carcerati: le prove di tale
violenza si videro nelle reazioni dei carcerati, che furono filmate.
Sulla fidanzata di Zimbardo gli episodi ebbero un tale impatto che
chiese la chiusura anticipata dell’esperimento, che avrebbe dovuto
durare due settimane.
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