Passa ai contenuti principali

Sociologia

La carriera del deviante


Si considera deviante un comportamento sociale dissonante con quelli accettati e praticati da un gruppo, da un'organizzazione o da un sistema sociale latamente inteso. Tale definizione implica, ovviamente, un'idea di normalità e di patologia sociale che è per molti aspetti connessa ai valori culturali e ai principi etici di una comunità, e quindi passibile di evoluzione. Alla fine dell'Ottocento, con gli studi di G. Tarde e di E. Durkheim, la sociologia ha prodotto una prima teoria della devianza, superando la pura e semplice classificazione dei comportamenti basata sulla correlazione fra reati e variabili empiriche di tipo statistico (età, sesso, istruzione, condizione economica). Durkheim, in particolare, giunge a collegare esplicitamente la devianza con il fenomeno dell'anomia in quanto allentamento dei vincoli di controllo sociale e tendenziale crisi dell'ordine comunitario. Più tardi, R. K. Merton individuerà nello scarto fra fini proposti dalla società e mezzi consentiti all'individuo o al gruppo per raggiungerli il principale fattore potenziale di devianza. I fini (ricchezza, prestigio, visibilità), assumendo valore assoluto, vengono cioè perseguiti attraverso pratiche indifferenti ai codici morali e sensibili soltanto al risultato. Altri studiosi, come E. Sutherland, si sono invece concentrati sulle dinamiche di apprendimento che causano la riproduzione del comportamento deviante, evidenziando la funzione decisiva del contatto con gruppi portatori di una subcultura della devianza o, viceversa, della mancata socializzazione ai valori etici e normativi della comunità (devianza come prodotto di socializzazione imperfetta). Un altro indirizzo – noto come teoria dell'etichettamento (D. Matza, E. Goffman) – indaga soprattutto sulla “carriera deviante”, presupponendo che questa sia in massima parte condizionata dall'interiorizzazione di un ruolo sociale da parte del deviante.

Commenti

Post popolari in questo blog

Psicologia

Asch   Solomon Asch è considerato uno dei pionieri della psicologia sociale, l’area in cui ha concentrato gran parte delle sue ricerche. Questo intellettuale polacco emigrò negli Stati Uniti da bambino e lì dove completò gli studi superiori e universitari. Nacque a Varsavia (Polonia) nel 1907. Quando aveva 13 anni, la sua famiglia si stabilì a New York. Lì, Solomon Asch finì i suoi studi e ottenne il dottorato in psicologia nel 1932. Nel corso del tempo, divenne noto per i suoi esperimenti nel campo della psicologia sociale. Il suo obiettivo era quello di dimostrare l’influenza che gli altri possono avere sul nostro comportamento. Durante gli studi alla Columbia University, Solomon Asch ebbe Max Wertheimer come tutor. Questo esperto di psicologia della Gestalt ebbe un profondo impatto sulla sua formazione. In particolare, suscitò in lui curiosità e interesse nei confronti dei fenomeni della percezione, del pensiero e dell’associazione. Solomon Asch lavorò come pro

Pedagogia

 L'educazione naturale lla base della concezione pedagogica di Rousseau si ritrova la forte opposizione tra natura e cultura: allo stato di natura l'uomo vive in una condizione di uguaglianza e libertà, nella società e con la cultura si trova costretto tra imposizioni e disuguaglianza. Sulla base di queste premesse l'autore postula che l'educazione debba necessariamente essere naturale. Cosa egli intenda esattamente per “naturale” occorre chiarire. La natura per Rousseau consiste nell'insieme delle facoltà umane e intellettive proprie dello stato originario dell'uomo, facoltà, che come si è già ricordato, vengono sistematicamente corrotte nella società contemporanea da civiltà e cultura. Il carattere naturale dell'educazione implica dunque che essa non può derivare dai dettami della società, ma deve necessariamente fondarsi nell'uomo visto come essere autonomo. Anche il metodo utilizzato dagli insegnanti do

Antropologia

Società matrilineari Pochi sono i matriarcati ancora esistenti nel mondo, anche se molte sono le prove di una loro diffusa esistenza in passato; pochissimo si sa della loro organizzazione sociale ed economica, ma è spesso punto comune un legame fortissimo con la Natura, l’energia della terra, la maternità. Non sempre “matriarcato” significa “parità di diritti”, ma spesso matriarcato fa rima con “società perfettamente funzionante”, e questo ha spinto molti ricercatori ad approfondire le dinamiche interne a queste società. Abbiamo già trattato sulle nostre pagine dei Mosuo, protagonisti delle ricerche del medico antropologo Ricardo Coler, ma possiamo elencare almeno altre cinque società matriarcali ancora esistenti nel mondo. Senza spostarci molto geograficamente, tra l’India e il Bangladesh incontriamo i Garo , una tribù originariamente matriarcale, ora divenuta matrilineare: ciò significa che il potere è detenuto anche da uomini (principalmente, oramai…) ma ch